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Sono aree sottratte ad ogni intervento di alterazione o
distruzione al fine di garantire l'equilibrio biologico e la biodiversita' delle
specie in esse presenti cosi come la protezione e la conservazione dei
differenti tipi di habitat che le caratterizzano.
Il Ministero per le
Politiche Agricole, tramite il Corpo Forestale dello Stato ha istituito e
gestisce 123 riserve naturali statali.
Le riserve naturali dello Stato
possono essere ricondotte a tre tipi fondamentali:
riserve naturali integrali, istituite per proteggere in modo
assoluto ambienti naturali; in esse e' proibito ogni intervento antropico;
riserve naturali orientate, istituite per sorvegliare e orientare
l'evoluzione della natura; in esse sono ammessi soltanto gli interventi di "
orientamento" dell'evoluzione;
riserve naturali particolari, per le quali valgono criteri analoghi a quelli
previsti per le riserve naturali orientate.
Esse , a loro volta, si possono così suddividere:
- RNZ riserva naturale zoologica
- RNB riserva naturale biogenetica
- RNA riserva naturale antropologica
- RNFP riserva naturale forestale di protezione
- RNPA riserva naturale di popolamento animale
Alcune riserve dello Stato sono state poi comprese nei circuiti
internazionali, nell'ambito di organizzazioni volte a realizzare una rete di
riserve per proteggere gli ecosistemi e i biotopi più rappresentativi di tutto
il mondo.
Nell'ambito del progetto M.A.B. (uomo e biosfera)
dell'Unesco rientrano le due riserve naturali di Montedimezzo e di Collemeluccio
(Molise) e la riserva naturale della foresta di Sabaudia, nel Parco Nazionale
del Circeo.
75 riserve rientrano poi nella rete europea di riserve
biogenetiche, istituita dal Consiglio d'Europa.
Alcune riserve naturali sono state dichiarate zone umide di
importanza internazionale, ai sensi della Convenzione di Ramsar del 1971:
vincheto di Cellarda, Sacca di Bellocchio, parte delle zone umide del parco del
Circeo, parte della laguna di Orbetello, Le Cesine, le saline di Margherita di
Savoia, le saline di Cervia e parte delle zone costiere in provincia di
Ravenna.
Le 123 riserve naturali dello Stato affidate alla
Gestione ex A.S.F.D. del
Corpo Forestale dello Stato costituiscono una rete di aree protette che
da' un contributo significativo alla tutela adeguata di territori qualificati e
rappresentativi di quelli che sono gli ambienti più interessati del nostro paese
e cioè la montagna alpina e la montagna appenninica, nelle loro diverse fasce
altitudinali, zone costiere, gli ambienti umidi sia d’acqua dolce che salmastra,
i boschi planiziari, la macchia mediterranea, le isole.
Di particolare importanza e' il patrimonio faunistico, spesso
di rilevanza internazionale.
Nelle riserve delle Alpi, sono presenti diverse specie di
notevole interesse come il camoscio, il capriolo, il cervo (in fase di
espansione), e inoltre la marmotta, la lepre alpina, l’ermellino, la martora e,
tra gli uccelli, i tetraonidi, il picchio nero, il picchio tridattilo
(localmente), l’aquila reale.
Sugli Appennini l'orso marsicano e’ tutelato nelle
riserve naturali abruzzesi. Il lupo e' presente con nuclei importanti in diverse
aree protette, dalla Toscana alla Calabria. Il cervo e il capriolo sono presenti
in numerose zone; inoltre il camoscio d'Abruzzo sta colonizzando spontaneamente
alcune riserve naturali della Maiella, che costituiscono un habitat naturale
ideale per questa specie, provenendo da una vicina area protetta del W.W.F.,
dove e' stato introdotto di recente. La riserva naturale del fiume
Argentino, sul Pollino, e la Foresta Umbra sul Gargano, tutelano gli ultimi
nuclei autoctoni di caprioli dell'Italia meridionale.
Tra le altre specie meritevoli di menzione possiamo ricordare:
il gatto selvatico tra i mammiferi, l'aquila reale, l'astore, il pellegrino, il
lanario, il gufo reale, la coturnice, il picchio dorsobianco tra gli uccelli.
Alcuni territori protetti gestiti dalla Gestione ex A.S.F.D., in
Basilicata ed in Calabria, costituiscono gli ultimi rifugi sicuri del
picchio nero.
Tra le zone umide dichiarate riserve naturali ed
affidate alla Gestione ex A.S.F.D. ve ne sono alcune di grande
interesse per gli uccelli acquatici. L'area più importante e’ costituita
senza dubbio dalla riserva della Salina di Margherita
di Savoia, in Puglia, che ospita le popolazioni svernanti di
avocetta e di volpoca, più importanti, dell'intera area mediterranea, oltre
a consistenti presenze di fischioni e di altre anatre.
La Salina e’ anche di grande importanza per la nidificazione di
alcune specie incluse nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE, sulla
protezione degli uccelli selvatici, come fratino, cavaliere d'Italia, avocetta,
gabbiano roseo, fraticello e sterna zampenere. E' inoltre, insieme ad
alcune zone umide dichiarate riserve naturali dello Stato, zona umida di
importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar del 1971,
ratificata dall'Italia con D.P.R. n. 448 del 13 marzo 1976.
In Emilia Romagna, in Toscana, nel Lazio e, ancora, in Puglia,
si trovano altre zone umide tutelate, di notevole importanza, soprattutto come
aree di sosta e di svernamento per numerose specie di uccelli, anch'esse
amministrate dalla Gestione ex A.S.F.D..
La conservazione dell'ambiente e la sorveglianza costituiscono
già di per se misure che assicurano buone possibilità di vita alla fauna
selvatica. Ma in molti casi non sono sufficienti.
Oggi e' infatti generalmente riconosciuta da tutti gli esperti
la necessità di provvedere alla gestione degli animali selvatici, almeno nel
caso di alcune specie. La limitatezza delle aree protette, spesso troppo piccole
rispetto alle specie che ospitano, la scarsità di corridoi ecologici
adeguatamente gestiti che colleghino tra di loro singole zone tutelate, la
degradazione dell'ambiente e il disturbo di vario tipo in rapido aumento, la
presenza di piccole popolazioni isolate, l'estinzione di specie per motivi
antropici precedenti alla realizzazione delle zone protette, con alterazioni
rilevanti degli equilibri naturali, la presenza di malattie anch'esse connesse
con attività umane come la pastorizia, sono motivi che non solo consigliano ma
rendono indispensabile la gestione della fauna.
La Gestione ex A.S.F.D. ha intrapreso questa strada
orientandosi essenzialmente in due direzioni: il miglioramento delle condizioni
ambientali e la reintroduzione di specie distrutte dall'uomo.
Il miglioramento delle condizioni ambientali e' inteso
essenzialmente a migliorare quantitativamente e qualitativamente le
disponibilità alimentari. In questi ultimi due anni un'attenzione particolare e’
stata dedicata all'orso bruno marsicano, in un'area dell'Appennino Abruzzese
esterna al Parco Nazionale d'Abruzzo, grazie tra l'altro ai contributi concessi
dalla CEE. E il programma dovrebbe continuare ancora per almeno due anni.
Le iniziative sono diverse e cioè la coltivazione di campetti
con specie particolarmente gradite, la piantagione di alberi da frutto e di
arbusti che producono bacche di cui l'orso e' ghiotto, la diffusione di alveari
nei boschi, la creazione di punti di alimentazione supplementare con frutta,
ortaggi e carcasse di animali domestici (purché sicuramente immuni da malattie
trasmissibili come la brucellosi), il contenimento in alcune zone del bestiame
domestico, che a volte entra in competizione alimentare con l’orso. Si tratta di
iniziative importanti. Gli interventi gestionali sono affiancati da un
continuo e attento monitoraggio degli animali e dei loro spostamenti. I punti di
alimentazione supplementare con carcasse di animali domestici favoriscono
naturalmente anche specie, come l'aquila reale e il lupo, di grande interesse
naturalistico e oggetto di specifiche misure di tutela.
Anche allo scopo di aiutare il lupo, riportandolo a situazioni
naturali di predazione, e’ stato dato in questi ultimi tempi un notevole impulso
alla reintroduzione di ungulati selvatici e in particolare di cervo e di
capriolo. Reintroduzioni si sono fatte anche in passato, come lo stambecco al
Tarvisio, il cervo nelle Foreste Casentinesi (oggi perfettamente ambientato e in
espansione), dove da qualche tempo e’ tornato anche il lupo, o il capriolo nel
Parco Nazionale della Calabria, in Sila. Ma si trattava di iniziative
isolate. Ora invece rientrano in piani generali promossi e coordinati dalla
Direzione della Gestione ex A.S.F.D. ed attuati dagli uffici periferici. E così
il cervo e il capriolo stanno ritornando sulla Maiella (dove vi sono circa
11.000 ettari di riserve naturali dello Stato), il cervo nella riserva naturale
del Velino e sulla Sila. La maggior parte degli animali provengono da aree
protette delle Alpi dove i cervi sono numerosi.
La reintroduzione degli ungulati selvatici, oltre a
ripristinare un anello fondamentale della catena alimentare, serve anche ad
impedire la colonizzazione dei pascoli e radure da parte del bosco, nonché il
mantenimento in buone condizioni dei pascoli stessi, cosa essenziale per la
conservazione della varietà biologica, tra cui alcune specie animali di
particolare interesse, come la coturnice.
Un'altra iniziativa interessante e’ la reintroduzione del corvo
imperiale nella riserva naturale del Monte Velino. Questo magnifico corvide si
e' estinto negli anni '60 in tutto l'Appennino Centrale, vittima soprattutto
delle solite, assurde campagne di avvelenamento dei predatori. Nel 1991 e'
iniziata la sua reintroduzione con soggetti provenienti dall'Appennino
Meridionale. Nella riserva vi sono ancora alcuni vecchi nidi a testimonianza
della passata presenza del corvo nella zona, che del resto i pastori ricordano
benissimo.
Nella stessa riserva e' stata iniziata, in collaborazione con
le competenti autorità della Spagna, la reintroduzione dell'avvoltoio grifone
che, a parere di diversi esperti, puo’ trovare, in questo ambiente, condizioni
ottimali di vita.
La Gestione ex A.S.F.D. e' poi assistita nelle sue scelte
gestionali da specialisti e da strutture pubbliche come l'Universita', ad
esempio quella di Pisa, e l'Istituto Nazionale della Fauna Selvatica o
l'Istituto Zooprofilattico di Teramo; quest'ultimo si dedica principalmente al
controllo sanitario delle popolazioni di animali selvatici, oggi particolarmente
necessario.
Come si vede le iniziative non mancano, per una gestione corretta
e moderna delle aree protette, condotte senza scelte imposte dall'alto ma con il
coinvolgimento delle popolazioni locali.
Prova ne sia infatti che in molte zone, come ad esempio
nell'Abruzzo, nel Lazio ed in Calabria, sono le stesse amministrazioni di comuni
vicini alle riserve naturali che chiedono di includere anche i loro territori
nelle riserve.
I problemi che minacciano le aree protette sono inevitabilmente
legati alle loro caratteristiche ambientali, nonché spesso a tradizioni e
abitudini di vita delle popolazioni locali.
Nelle zone costiere si assiste ad un massiccio turismo, legato
alla stagione estiva, che porta a invasione delle spiagge con gravi conseguenze
all'ambiente naturale, sia sull'arenile che nelle fasce appena retrostanti,
spesso a pinete e a vegetazione mediterranea.
In montagna allo stesso modo il turismo non controllato nei
boschi crea inevitabili problemi al sottobosco e alla rinnovazione, per non
parlare della consuetudine, purtroppo molto frequente in questi ultimi anni,
dell'attività del motocross e altri mezzi motorizzati che invadono e distruggono
i prati pascoli di altitudine.
Altro grosso problema e’ rappresentato dagli incendi, presenti
per il nostro paese lungo tutto l'arco dell'anno anche se con maggior frequenza
in estate, soprattutto al sud. Il caldo secco e la vegetazione mediterranea sono
ovviamente fattori predisponenti.
Non meno grave il fenomeno del bracconaggio, diffuso un po'
ovunque in tutto il territorio nazionale, e purtroppo anche all'interno delle
aree protette.
Di fronte a tutti questi gravi pericoli ambientali, la gestione
ex ASFD, anche attraverso i suoi 32 uffici periferici, interviene
efficacemente ed in maniera continuativa, intensificando la sorveglianza e il
controllo delle aree nei momenti più critici.
Fonte http://www.corpoforestale.it
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