Cervus elaphus Linnaeus, 1758 : Cervo
- Superordine: Ungulati (Ungulata)
- Ordine: Artiodattili (Artiodactyla)
- Sottordine: Ruminanti (Ruminantia)
- Famiglia: Cervidi (Cervidae)
- Sottofamiglia: Cervini (Cervinae)
- Nome italiano :
Cervo
- Sottospecie italiane :
-
Cervus elaphus hippelaphus Erxleben,
1777 (Arco alpino, Appennino settentrionale, Abruzzo)
- Cervus elaphus corsicanus Erxleben, 1777 (Sardegna)
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Sistema ed identificazione
La definizione di un quadro chiaro della sistematica
sottospecifica del Cervo europeo incontra notevoli difficoltà per diversi
motivi: le variazioni dei caratteri fenotipici seguono probabilmente un
andamento clinale e sono in parte influenzati dalle condizioni ecologiche
locali; la specie è stata per secoli fortemente manipolata con frequenti
traslocazioni di soggetti provenienti da diverse parti dell’areale complessivo;
in alcune regioni sono state introdotte razze non europee(canadensis Erxleben, 1777,
maral Gray, 1850)
o addirittura specie diverse (C. nippon),
che hanno avuto modo di ibridarsi con i cervi locali. In tal senso la validità
della forma hippelaphus,
come delle altre descritte per l’Europa continentale, può essere messa in
discussione. Le attuali popolazioni italiane si sono originate per immigrazione
dai paesi d’Oltralpe (Triveneto e Lombardia) o per reintroduzioni operate con
soggetti provenienti dall’Europa centrale (Piemonte, Appennino settentrionale e
centrale) e, più di recente, dalla Francia (Piemonte); la sola eccezione è data
dal piccolo nucleo relitto presente nel Bosco della Mesola (Ferrara), che
rappresenta probabilmente l’unica popolazione italiana originaria. Il Cervo
presente in Sardegna è stato descritto come una sottospecie distinta (corsicanus),la cui diffusione sull’Isola (e nella vicina Corsica), vista la completa
mancanza di resti fossili, può essere spiegata con l’introduzione di cervi
provenienti dal Medio Oriente avvenuta in tempi assai antichi, probabilmente già
nel tardo Neolitico
Origine delle popolazioni italiane
Le prime forme di Cervidi dotate di appendici frontali (palchi)
comparvero in Eurasia nel Miocene superiore e nel Pliocene
(Procervulus, Dicrocerus)
i primi resti fossili attribuibili al Genere
Cervus
risalgono al Pliocene Superiore in Europa ed al
Pleistocene in America. In Italia i resti più antichi di
C. elaphus
sono stati rinvenuti nel bacino lignitifero di
Leffe (Bergamo) e risalgono all’inizio del Pleistocene.
Geonemia
Il Cervo è diffuso in tutta l’Europa continentale, in maniera
discontinua nella parte occidentale ed in modo più diffuso ed esteso nella parte
orientale e nei Balcani, nelle Isole Britanniche e nella parte centrale e
meridionale della Scandinavia. L’areale comprende una vasta porzione dell’Asia
dagli Urali sino alla Siberia meridionale e alla Manciuria, dall’Iran alla
Mongolia. In Africa è presente solo in Algeria e Tunisia e in Nordamerica è
diffuso dal Canada sud-occidentale allo stato del Colorado lungo la catena delle
Montagne Rocciose. La specie è stata introdotta nel XIX secolo in Australia,
Nuova Zelanda, Cile, Perù e Argentina. In Italia è individuabile un grande
areale alpino che si estende da Cuneo a Udine, praticamente senza soluzione di
continuità; nell’Appennino il Cervo occupa quattro aree distinte: la prima
corrisponde a gran parte del territorio montano delle province di Pistoia,
Prato, Firenze e Bologna, la seconda all’Appennino tosco-romagnolo dal Mugello
orientale alla Val Tiberina, la terza è rappresentata dal Parco Nazionale
d’Abruzzo e territori limitrofi e la quarta dal massiccio montuoso della
Maiella; manca invece totalmente dall’Appennino meridionale. Tutte le
popolazioni appenniniche si sono originate da reintroduzioni effettuate negli
ultimi decenni. Alcuni nuclei di modeste dimensioni sono mantenuti in grandi
aree recintate come il Bosco della Mesola (Ferrara), La Mandria (Torino) e
Castelporziano (Roma). In Sardegna il Cervo è presente nella parte meridionale
dell’Isola con alcune popolazioni tra loro ancora sostanzialmente disgiunte.
Distribuzione Ecologica
Il Cervo è una specie primariamente associata ad ambienti di
boschi aperti inframmezzati a distese di prateria in regioni pianeggianti o a
debole rilievo; solo secondariamente è stato sospinto negli habitat di foresta
densa ed in montagna dalla pressione esercitata dall’uomo. Attualmente frequenta
una vasta gamma di habitat, dalle brughiere scozzesi alle foreste mesofile
dell’Europa centrale, alla macchia mediterranea che caratterizza la parte più
meridionale del suo areale. In montagna si spinge durante l’estate ben oltre il
limite superiore della vegetazione arborea, nelle praterie dell’Orizzonte
alpino. In Italia frequenta di preferenza i boschi di latifoglie o misti
alternati a vaste radure e pascoli, ma si trova anche nelle foreste di conifere,
nelle boscaglie ripariali dei corsi d’acqua e, in Sardegna, nella tipica macchia
mediterranea. La stessa popolazione può utilizzare ambienti diversi nel corso
del ciclo annuale, ad esempio lungo un gradiente altitudinale.
Problemi di conservazione
L’areale storico del Cervo occupava probabilmente gran parte
dell’Italia peninsulare e la Sardegna. A partire dal XVII secolo le
trasformazioni ambientali, la crescita della popolazione umana e
l’intensificarsi della persecuzione diretta hanno causato la progressiva
scomparsa della specie da settori sempre più vasti del territorio nazionale;
alla fine del XIX secolo rimanevano solo la piccola popolazione relitta del
Bosco della Mesola presso il delta del Po e quella sarda. Questa situazione si è
protratta sostanzialmente sino al secondo dopoguerra, se si eccettuano presenze
più o meno sporadiche nelle Alpi centro-orientali ed in Valtellina dovute ad
immigrazione di individui provenienti dalla Svizzera. Questo fenomeno di
espansione sul versante meridionale delle Alpi delle popolazioni svizzere,
austriache e slovene è divenuto più costante e consistente a partire dagli anni
’50 ed è stato responsabile della ricolonizzazione delle Alpi italiane nel
settore centrale ed orientale, mentre l’attuale presenza del Cervo nelle Alpi
occidentali è dovuta a ripetute operazioni di reintroduzione iniziate alla fine
degli anni ’60. Frutto di reintroduzioni operate nello stesso periodo o in anni
più recenti sono le popolazioni dell’Appennino settentrionale e centrale. Il
Cervo scomparve dalla Sardegna settentrionale e centrale negli anni ’40 e solo
dalla metà degli anni ’80 è stato oggetto di una gestione attiva, che ha
consentito di incrementarne le popolazioni e l’areale. Attualmente la
consistenza della specie sull’intero territorio italiano è stimabile in circa
44.000 capi così ripartiti: Alpi centro- occidentali 11.600, Alpi
centro-orientali 22.400, Appennino settentrionale 5.400, Appennino centrale
1.500, Sardegna 2.700. Il Cervo viene regolarmente cacciato nella maggior parte
delle provincie alpine sulla base di piani di abbattimento selettivo con un
prelievo annuale nel 1998-99 di circa 3.800 capi. Le popolazioni appenniniche e
quella sarda non sono sottoposte a prelievo venatorio.
Status
Nell’Italia alpina il
Cervo mostra uno stato di conservazione
favorevole ed ha rioccupato buona parte dell’areale potenziale, tanto che in
determinati settori geografici i piani di prelievo tendono a contenere la
dinamica delle popolazioni allo scopo di evitare eccessivi danni al patrimonio
forestale. Anche le popolazioni dell’Appennino settentrionale risultano in
crescita ed è ipotizzabile in breve tempo la saldatura degli areali
tosco-emiliano e tosco- romagnolo. Le prospettive di espansione naturale dei
nuclei presenti nell’Appennino centrale appaiono discrete, vista la vasta rete
di aree protette istituita nei territori dell’Abruzzo e del Lazio. È auspicabile
la prosecuzione degli sforzi per assicurare una conservazione durevole del Cervo
sardo attraverso reintroduzioni nelle aree adatte dell’Isola attualmente non
occupate ed un attento ed articolato programma di conservazione del Cervo della Mesola. Anche diverse aree dell’Appennino meridionale presentano condizioni
ambientali idonee ad ospitare questa specie e potrebbero essere interessate da
futuri progetti di reintroduzione.
N. 14 - Mammiferi d'Italia
SILVANO
TOSO
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