La disciplina nacque
nel XVIII secolo nell’Europa continentale, in Francia, e il pioniere è
considerato Charles- Gorge Leroy (1723- 1789)[1].
Responsabile amministrativo dei parchi di Versaille e di Marli, nel libro Lettere filosofiche sulla perfettibilità e l’intelligenza degli animali[2] (1764), anticipò le concezioni più moderne dell’etologia osservando che per
comprendere il comportamento e l’intelligenza degli animali non si dovesse
prestar fede alle speculazioni dei “filosofi da poltrona”, ma di quelle persone
che avessero contatti diretti e frequenti con gli animali; inoltre affermò che
il primo passo per cogliere il comportamento animale fosse quello di formare un
catalogo delle sue attività, delle sue azioni condotte nell’ambiente naturale.
Lo sviluppo
successivo di questa disciplina è legato alla figura di Jean Baptise Lamarck
(1744- 1829), il primo scienziato ad elaborare una teoria sistematica
dell’evoluzione. Egli ebbe il merito di ipotizzare che
tutte le specie, incluso Homo sapiens, discendessero da altre specie. La
teoria lamarckiana era costituita sostanzialmente da due affermazioni. La prima
è che gli organi degli animali diventano più (o meno) sviluppati in seguito
all'uso (o al disuso), e che le caratteristiche dovute all'uso si trasmettono di
generazione in generazione[3].
Celebre in questo senso è l'esempio della giraffa che, allungando il collo per
raggiungere gli arbusti più alti, vede il proprio collo allungarsi ed è in grado
di trasmettere agli eredi il carattere "collo lungo"[4].
La seconda affermazione prende spunto dalla concezione
aristotelica
ed è una sorta di primordiale teoria evolutiva secondo la quale tutti gli
organismi, dalle amebe agli organismi più complessi, tendono a raggiungere uno
stadio più avanzato della piramide: l'uomo stesso tende continuamente a un
maggior grado di perfezione.
Le idee di Lamarck furono oggetto nel 1830 di una polemica che si svolse
all’Accademia delle scienze di Parigi e che vide, su fronti opposti, da una
parte il barone Gorge Cuvier (1769- 1832), lo scienziato più eminente
dell’epoca, fondatore della paleontologia e dell’anatomia comparata oltre che
funzionalista, sostenitore, cioè, del primato della funzione sulla struttura,
dell’idea che la fisiologia dovesse guidare la morfologia. Sull’altro versante,
sostenitore dello strutturalismo, si dispose Etienne Geoffroy Saint Hilaire
(1772- 1844), un aristocratico appassionato dell’osservazione naturalistica del
comportamento degli animali, secondo il quale le cause principali
dell’organismo, e del suo mutamento, andavano riconosciute nel piano della
struttura e nelle sue complicazioni: non è la funzione che crea la forma, bensì
la forma trova una funzione. Nella disputa ebbe la meglio Cuvier, perché dalla
sua parte poteva vantare i dati nudi e crudi dell’anatomia comparata piuttosto
che le vaghe tendenze trasformistiche che Geoffroy osservava nel comportamento
degli animali. Questa discussione diede l’avvio alle due tradizioni di ricerca
della disciplina, quella della psicologia comparata[5] di laboratorio e quella relativa al campo zoologico- etologico
dell’osservazione del comportamento degli animali in condizioni naturali. In
effetti il successore di Couvier, Pierre Forensi (1794- 1867), viene considerato
il fondatore della psicologia comparata. Egli condusse una serie di esperimenti sui
piccioni: effettuava delle ablazioni nel cervello di questi volatili e osservava
gli effetti che queste lesioni producevano sul comportamento.
Invece, a tenere alta la fiaccola della tradizione etologica naturalistica nello studio
del comportamento degli animali, fu Isidore Geoffroy Saint Hilaire che, nella
sua Histoire naturelle generale, utilizzò per la prima volta il termine
etologia. Questa parola era già in uso nel XVIII secolo ma con un’
accezione differente: si riferiva al lavoro del mimo e dell’attore che
rappresentavano sulla scena il carattere dei personaggi per il tramite delle
loro azioni. Successivamente quest’uso scomparve, nel XIX secolo, e venne
sostituito da quello più comune di “studio dell’etica”. Sarebbe passato ancora
molto tempo prima che il termine etologia si diffondesse.
Nell’Europa continentale due biologi, Alfred Giard[6]
(1846- 1908) e Jean Henri Fabre (1823-1915), proseguirono la tradizione degli
studi naturalistici inaugurata da Saint Hilaire. In particolare Fabre, che
Darwin definì un “osservatore inimitabile”, era convinto che l’animale in
qualsiasi attività fosse guidato dall’istinto, forza vitale innata finalizzata
alla conservazione dell’individuo e della specie.
[1] Charles Giorge Leroy è l'autore di uno dei primi lavori sul comportamento animale.
[2] Lettres philosophiques sur la perfectibilitè et intelligencedes animaux.
[3] Principio dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti, noto anche come Legge dell’uso e del disuso.
[4] Nonostante la loro novità, le teorie di Lamarck non trovarono particolari opposizioni
da parte delle comunità scientifica del tempo, sebbene sarebbe stato
particolarmente semplice smentire tali supposizioni sulla base
dell'esperienza quotidiana: se tali teorie fossero corrette, infatti, un
genitore cui in seguito a un incidente sia stata eseguita una amputazione
dovrebbe dare origine a una progenie condividente lo stesso handicap;
ipotesi ampiamente smentita dall'esperienza.
[5] La psicologia comparata si riferisce allo studio del comportamento e della vita
mentale degli animali tranne gli esseri umani. È collegata con discipline
che sono al di fuori della psicologia che hanno come oggetto di studio il
comportamento animale, quale l’ etologia, ad esempio. Anche se il campo
della psicologia è incentrato soprattutto sugli esseri umani, il
comportamento ed i processi mentali degli animali sono oggetti d studio
assai discutibili, inoltre una parte importante di ricerca psicologica, ha
una forte enfasi circa i collegamenti evolutivi sulla comprensione umana
mediante il confronto con i modelli di comportamento degli animali, come
osservato nelle neuroscienze psicologiche.
[6] Alfred Giard è uno zoologo francese, nato l'8 agosto il 1846 a Valenciennes e morto l'8
agosto 1908 ad Orsay, appassionato, sin da giovane, allo studio degli insetti.