Tutti gli organismi presenti in natura, dalle semplici cellule batteriche
agli animali più complessi, compiono delle azioni: si spostano cercando
attivamente luoghi adatti a mantenere l'omeostasi[1],
procurano il cibo per sé stessi e i propri simili, tentano di sfuggire ai
predatori, hanno una vita sociale e sistemi più o meno complessi atti a
comunicare coi propri simili, si riproducono (spesso in seguito a complessi
rituali di corteggiamento), ecc. L'insieme di tutte queste attività definisce un
comportamento che è tipico di una determinata specie animale. Le caratteristiche
comportamentali di un determinato organismo, ossia la sensibilità a determinati
stimoli e le relative modalità di risposta, sono il risultato della selezione
naturale al pari di quanto lo sono la colorazione mimetica delle ali di una
Biston betularia[2] o la postura eretta
tipica dell'Homo sapiens. Tali meccanismi comportamentali sono di importanza
fondamentale ai fini della sopravvivenza individuale e della preservazione della
specie . Lo studio del comportamento animale e della sua evoluzione è senza
dubbio uno dei campi più vasti, attivi e stimolanti della ricerca biologica
contemporanea.
L’etologia, dal greco ethos, costume, e lògos, discorso, è la scienza del
comportamento degli animali nel loro habitat naturale; in particolare studia i
comportamenti di adattamento dell’animale al suo ambiente, evitando gli artifici
della situazione sperimentale del laboratorio. Il suo ingresso in ambito
internazionale e la definizione di scienza a se stante risale al 1953, ossia
alla pubblicazione, su una rivista tedesca, dei risultati delle ricerche di
Konrad Lorenz sull’istaurarsi dei rapporti affettivi tra gli uccelli attraverso
la forma di apprendimento dell’imprinting. Etologia, con le parole che Lorenz ha
presentato al Congresso mondiale di etologia presso l’Università di Parma,
significa “applicare allo studio del comportamento i classici metodi usati in
biologia fin dai tempi di Darwin, e cioè quelli che sulla base delle somiglianze
e differenze tra gli esseri viventi tentano di ricostruire l’evoluzione”.
Lo studio etologico comprende: descrizione e analisi delle attività degli
animali, valore adattativo di queste e fattori storici che ne hanno determinato
lo sviluppo e l'evoluzione.
Una ricerca etologica inizia con l'analisi preliminare dei comportamenti
(Analisi morfologica), che non è solo descrizione di essi, ma anche studio
quantitativo e statistico.
Per tale scopo si utilizzano tecniche e strumenti diversissimi. Il progresso
tecnologico ha realizzato strumenti (per la registrazione continua e
automatica), che, oltre ad alleviare la fatica dello sperimentatore e a
consentire una documentazione più obiettiva ed estesa, permettono di registrare
attività che si sottraggono all'osservazione diretta.
Lo studio etologico di una specie animale inizia, quindi, con un inventario
dei moduli comportamentali, che l'osservazione ripetuta permette ben presto di
identificare nell'apparentemente grande variabilità dei comportamenti. Un simile
inventario, detto etogramma, caratterizza e distingue ciascuna specie, anche
rispetto alle affini.
L'analisi del comportamento può richiedere la sperimentazione, ma
l'osservazione ripetuta in condizioni naturali o seminaturali in molti casi la
può sostituire e per determinati problemi l'osservazione ripetuta in diverse
condizioni naturali è addirittura insostituibile: ad esempio, gli uccelli che
migrano di notte rivelano all'osservazione col radar di saper tenere una rotta
appropriata al raggiungimento della loro destinazione; infatti, registrazioni
effettuate per più notti in situazioni astronomiche e metereologiche diverse
hanno dimostrato che né la luna né le stelle sono un fattore orientante
indispensabile al mantenimento della rotta: tale risultato sarebbe stato
difficile da raggiungere per via sperimentale.
L'Analisi causale dei comportamenti è diretta alla soluzione di quattro
problemi fondamentali: le cause immediate, il significato biologico, i
determinanti ontogenetici e quelli filogenetici.
Le Cause immediate (lo studio dei "come") fondamentalmente cercano di
analizzare il comportamento con i metodi propri della fisiologia, pur con gli
ostacoli dovuti all'enorme complessità dell'apparato nervoso e avendo presente
che spesso i sistemi complessi non possono essere compresi in base alle sole
proprietà delle loro componenti elementari.
Il Significato biologico rappresenta lo studio dei "perché" di un dato
comportamento; esso generalmente porta alla conclusione che quel comportamento è
diretto al successo riproduttivo dell'individuo.
Gli altri due problemi riguardano i Determinanti del comportamento, sia
quelli che hanno operato durante l'ontogenesi dell'individuo che quelli che si
sono modellati nel corso dell'evoluzione della specie: il comportamento è parte
del fenotipo e come tale si realizza individualmente dall'interazione con
l'ambiente dei fattori ereditari che sono responsabili sia delle azioni
istintive che dei limiti della capacità ad apprendere; a loro volta i fattori
ereditari di una specie sono determinati dall'origine della specie stessa e
dalle successive pressioni selettive cui è stata sottoposta.
Questi quattro problemi fondamentali sono conosciuti come le “quattro domande
di Nikolaas Timbergen[3]”.
Gli etologi seguono un metodo comparativo che però non significa, come molti
hanno interpretato, semplice trasposizione tra il comportamento animale e quello
umano, o la messa in evidenza del lato animale dell'uomo. L'importanza del
metodo comparativo consiste, come giustamente osservano Silvia Bonino e
Gianfranco Saglione "nel mostrare come determinati atteggiamenti, metodi e
principi che vengono usati nello studio degli animali, possono essere applicati
anche nell'uomo"[4]. Il metodo più importante
è senz'altro quello dell'osservazione diretta, che privilegia la descrizione del
fenomeno, prima di passare all'analisi e all'individuazione delle cause.
Erich Fromm[5] è tra coloro che si mostrano
molto critici nei confronti del metodo usato in etologia. A proposito dell'opera
di Lorenz Il cosiddetto male dove l’autore si sofferma ad esplicare il suo
metodo d’indagine , E. Fromm scrive: "Il suo metodo principale, comunque, non è
tanto quello dell'auto-osservazione, quanto delle analogie ricavate dal
confronto del comportamento di certi animali con quello dell'uomo.
Scientificamente parlando, tali analogie non dimostrano niente, anche se sono
suggestive e gradevoli per chi ama gli animali. [...] Il suo metodo principale è
quello dell'analogia: scopre somiglianze fra il comportamento umano e quello
degli animali che ha studiato, e ne conclude che entrambi i tipi di
comportamento hanno la stessa causa[6]. "
D'altra parte è vero che Lorenz, esasperando il principio della comune origine
degli animali, non manca di sottolineare analogie tra uomini e animali tali da
indurlo a scrivere che il comportamento di un'oca selvatica innamorata è uguale
"fin nei più ridicoli particolari" a quello dell'uomo.
[1] Stagira, 384 a.C. – Calcide, 7 marzo
322 a.C.
[2] Molluschi esclusivamente marini, tra i
più evoluti, con conchiglia ridotta internamente o del tutto assente
[3] Il cantico delle creature
[4] De arte venandi cum avibus
[5] Matematico e filosofo francese del
diciassettesimo secolo, padre della moderna filosofia. Secondo l’affermazione
cartesiana il mondo è un’entità puramente meccanica la quale, dopo essere stata
messa in movimento da Dio, svolge il suo corso senza altra interferenza divina.
Perciò, per comprendere il mondo, basta capire come esso è costruito. Per
Cartesio gli animali sono delle macchine, degli automi, privi non solo di
ragione ma anche di qualsiasi tipo di consapevolezza; il loro comportamento
sarebbe controllato dagli stimoli ambientali.
[6] L'omeostasi di un organismo è la
condizione di stabilità chimica interna, che deve mantenersi anche al variare
delle condizioni esterne attraverso meccanismi autoregolanti
[7] Il caso della Biston Betularia è
spesso portato come esempio a supporto della nota teoria evoluzionistica
darwiniana. Già nota ai biologi inglesi del XIX secolo, questa farfalla notturna
è solita posarsi sui tronchi degli alberi da cui prende il nome per sfruttare
l'effetto mimetico delle sue ali e sfuggire ai predatori. Ai tempi della
rivoluzione industriale inglese, però, l'inquinamento dovuto a emissioni di CO2
da parte della nascente industria portarono alla formazione di consistenti
macchie nero-grigiastre sui tronchi di betulla adiacenti. Come conseguenza, la
colorazione bianca delle ali era diventato un carattere dannoso e le falene con
tale carattere furono facile preda degli uccelli: sopravvissero e si
riprodussero invece quelle falene la cui colorazione meglio si adattava alle
nuove condizioni.
[8]
Tinbergen, Niko 1963: On Aims and Methods in Ethology.
Zeitschrift für Tierpsychologie, 20: 410-433
[9] Bonino- Saglione, op. cit., pag. 29.
[10] (Francoforte sul Meno 1900-1980),
filosofo, psicoanalista
[11] E. Fromm Anatomia della distruttività
umana, Mondatori, Milano 1975