Durante l’osservazione di una specie animale si scopre ben presto nei suoi
movimenti delle “costanti formali”. Se ne trovano di analoghe in specie affini,
anche in specie molto diverse nei modi di vita, sorge il sospetto che si tratti
di un modello di comportamento innato, cioè ereditato da un antenato comune.
Partendo da questa ipotesi gli ornitologi Whitman e Heinroth studiarono
sistematicamente i movimento di corteggiamento di gruppi di piccioni e di
anatre, volgendo l’attenzione al grado di analogia nei diversi rappresentanti
del gruppo in questione, come se si trattasse di strutture corporee. Heinroth
definì queste forme di comportamento come “atti pulsionali specifici”; Whitman
parlò di istinti.
Lorenz ha elevato questi schemi di comportamento innati a vero e proprio
oggetto di ricerca, scoprendo una serie di particolarità fisiologiche che ha
definito azioni istintive. Tinbergen ha mostrato che nelle azioni istintive sono
distinguibili sperimentalmente due diverse componenti: l’azione orientativa
(tropismo) e il movimento istintivo (coordinazione ereditaria). Mentre le azioni
di orientamento dipendono dalla presenza di stimoli esterni che le condizionano,
le coordinazioni ereditarie, una volta avviate da uno stimolo esterno, non ne
hanno più bisogno. Se, ad esempio, un’oca cinerina vuole risospingere nel nido
un uovo che ne è caduto fuori, essa afferra dal di sopra l’uovo con il becco e
lo spinge nel nido, impedendo che l’uovo le sfugga con movimenti laterali di
bilanciamento del becco. Se le si toglie l’uovo dopo che essa ha iniziato a
spingerlo nel nido, essa spinge il collo in direzione del nido: la coordinazione
ereditaria, una volta scatenata, continua a svolgersi, mentre i movimenti a
bilanciere (componenti del tropismo) vengono meno. Tropismo e movimento
istintivo si rapportano l’uno all’altro come la guida e il motore di
un’automobile: mentre il motore, una volta avviato, continua a funzionare, la
guida richiede sempre un intervento esterno.
Con la scoperta delle azioni istintive come “mattoni ” relativamente
indipendenti del comportamento, l’etologia comparata si è sviluppata come
disciplina autonoma, progredendo soprattutto in due direzioni. Come fisiologia
del comportamento indaga sperimentalmente i meccanismi causali del
comportamento; come morfologia del comportamento si serve dei metodi di
comparazione della morfologia per ricostruire, tra l’altro, lo sviluppo
filogenetico delle forme di comportamento.