L’interesse
umano per gli animali sfuma nella notte dei tempi. Il primo autentico studioso
degli animali fu Aristotele[1],
che descrisse fra l’altro il comportamento delle api e il comportamento
riproduttivo dei Cefalopodi[2].
Ma, ad eccezione dell’approccio naturalistico di Aristotele, gli animali per
lunghissimo tempo furono considerati dall’uomo come misteriose entità,
assumendo via via il significato di simboli religiosi (per esempio presso il
popolo egizio), simboli moralistici (favole di Esopo), espressione della
creazione divina (S. Francesco d’Assisi[3] ),
oggetto di divertimento venatorio (Federico II di Svevia[4]),
macchine insensibili (Cartesio[5] e seguaci).
Col passare del tempo si rivolse l’attenzione soprattutto all’esame delle loro caratteristiche fisiche e nel
corso dei secoli, l’accresciuta conoscenza dell’anatomia e della fisiologia
degli animali non umani, portò un contributo incommensurabile alla conoscenza
del nostro stesso organismo. In seguito, divenne oggetto di studio il loro comportamento,
il modo cioè in cui gli animali agiscono nei confronti del mondo esterno; ciò spinse
l’uomo a porsi interrogativi sull’esistenza di una psiche comparabile a quella
umana, se cioè i membri delle specie non umane fossero in grado di imparare
dalle proprie esperienze, di pensare, di comunicare, di sentire dolore o
piacere e se, al di là delle mere somiglianze fisiche, esistessero specie più
simili all’uomo di altre.
I tentativi di dare risposta a interrogativi di questo genere ebbero il loro
massimo sviluppo a partire dall’XVIII secolo, quando, all’inizio della
rivoluzione scientifica, il crescente interesse per una visione oggettiva delle
cose, portò all’elaborazione delle prime teorie coerenti riguardo alle cause
del comportamento animale: secondo alcuni studiosi, certe tendenze erano innate
negli animali mentre altre erano state acquisite attraverso l’esperienza.
L’impiego di metodi scientifici permise, alla fine del XIX secolo, di gettare
le basi della conoscenza dell’origine e della parentela di tutti gli esseri
viventi. Si deve soprattutto a Darwin, con la sua teoria della selezione
naturale, non solo una concezione globale e oggettiva dell’evoluzione animale,
fondata su numerosi dati scientificamente dimostrati, ma anche la nascita di
una nuova scienza, l’etologia, o studio del comportamento animale.
[1] Stagira, 384 a.C. – Calcide, 7 marzo 322 a.C.
[2] Molluschi esclusivamente marini, tra i più evoluti, con conchiglia ridotta internamente o del tutto assente
[3] Il cantico delle creature
[4] De arte venandi cum avibus
[5] Matematico e filosofo francese del diciassettesimo secolo, padre della moderna filosofia.Secondo l’affermazione cartesiana il mondo è
un’entità puramente meccanica la quale, dopo essere stata messa in movimento da Dio, svolge il suo corso senza altra interferenza divina. Perciò, per
comprendere il mondo, basta capire come esso è costruito. Per Cartesio gli animali sono delle macchine, degli automi, privi non solo di ragione ma anche
di qualsiasi tipo di consapevolezza; il loro comportamento sarebbe controllato dagli stimoli ambientali.