L’ etologia nasce in un clima di polemiche e di battaglie tra la scuola della
psicologia finalistica e la scuola comportamentistica. Alcuni comportamentisti
partono dall’ipotesi che l’uomo venga al mondo come un foglio bianco, dove non
sia stato scritto ancora niente. L’acquisizione di tutti i modi di comportamento
avverrebbe, allora, attraverso processi di apprendimento. In altre parole,
l’uomo sarebbe plasmato esclusivamente dall’ambiente, fatta eccezione per alcuni
movimenti riflessi dei neonati. Tuttavia le ricerche sul comportamento hanno
dimostrato che gli animali, in certi aspetti ben determinati della loro
condotta, sono in qualche modo preprogrammati per effetto di adattamenti
connessi all' evoluzione della specie. Gli animali vengono al mondo con un
repertorio di possibili regole di comportamento. Molte di queste si maturano,
poi, durante la crescita senza che l’animale debba passare attraverso la fase
dell’apprendimento. Ed è per questo che un anatroccolo appena nato può
camminare, nuotare, frugare nel fango col becco alla ricerca di cibo, ungersi il
piumaggio e compiere anche altre attività, infine comportarsi nel modo
caratteristico della sua specie anche se sia stato covato da una gallina. Molte
modalità di comportamento che alla nascita non sono state ancora elaborate (per
esempio i complicati movimenti dell’accoppiamento) si sviluppano durante la
gioventù dell’animale senza che questo debba apprenderli. Un anatroccolo
maschio, anche se cresce isolato dagli altri, quando raggiunge la maturità
sessuale, esegue i complicati movimenti dell’accoppiamento, tipici della sua
specie, benché non abbia mai potuto osservarli nei suoi simili. Inoltre, alcuni
animali sono capaci di reagire subito a certi stimoli con modalità di
comportamento ben definite. Essi, in un certo senso, prima di fare qualunque
esperienza, comprendono alcuni segnali che fanno assumere loro, in quanto
eccitazioni- chiave, determinati comportamenti. Ciò vuol dire che dispongono di
rivelatori o, se si preferisce, di “meccanismi reattivi innati” e di segnali
scatenanti, tali cioè da provocare una reazione. E’ evidente, quindi, che gli
animali non subiscono passivamente gli avvenimenti, ma sono provvisti di
meccanismi fisiologici che entrano in azione, stimolati da alcuni fattori
interni.
E’ importante sottolineare ancora che l’apprendimento è possibile solo se
inquadrato nelle norme genetiche. Gli animali imparano ciò che contribuisce alla
conservazione della specie. Esistono dunque delle disposizioni innate
all’apprendimento.
Il conflitto con i comportamentismi è dovuto al fatto che essi danno
importanza esclusivamente al processo di apprendimento. Gli etologi, d’altra
parte, non hanno mai sostenuto la posizione completamente opposta, cioè che
tutto è innato. Lorenz ha mediato le due posizioni, operando una sintesi tra
innato e acquisito, concetti esaminati in modo antitetico dalle due teorie,
giungendo alla conclusione che ogni apprendimento trova il suo fondamento in un
programma inserito nel codice genetico della specie animale che induce l’
organismo a moduli comportamentali indispensabili per la conservazione
dell’individuo.
Gli etologi considerano ambedue gli elementi quindi: sia l’apporto di ciò che
è geneticamente determinato, sia ciò che è stato acquisito nell’ontogenesi,
grazie all’apprendimento. Bisogna riconoscere che esistono alcune forme di
comportamento le quali acquisirono la loro specifica capacità di adattamento nel
corso dell’evoluzione della specie. I gruppi di neuroni che sono responsabili
di questi comportamenti si sviluppano e si differenziano durante la crescita
embrionale.
La conoscenza di questi elementi è importante per lo studio degli esseri
umani. E’ apparso chiaro, infatti, che le ipotesi di lavoro sviluppate per gli
animali valgono anche per gli uomini. Alcune reazioni e regole etiche sono
innate in noi e formano un substrato, comune a tutta l’umanità, che ci permette
di comprenderci superando le barriere innalzate dalla civiltà.