La vita sociale risulta essere la strategia più
efficace e allo stesso tempo complessa ai fini della sopravvivenza. Essa può
essere vista, a un primo sguardo, come una sorta di simbiosi tra gruppi di
individui della stessa specie. Una società è infatti costituita da un gruppo di
individui della stessa specie che vive in modo organizzato, con la divisione
delle risorse alimentari, designazione di compiti e reciproca dipendenza.
La situazione è, in realtà, molto più complessa.
Quando i biologi interessati alla teoria evoluzionistica iniziarono a esaminare
il comportamento sociale, infatti, sorsero alcune questioni apparentemente
irrisolvibili. Come spiegare, ad esempio, l'evoluzione di caste sterili, come
quella delle api operaie, tramite un meccanismo evolutivo che pone le proprie
radici nel successo riproduttivo differenziato? E perché, tra gli animali che
vivono in gruppo, alcuni si espongono in prima persona per dare grida di allarme
o mostrano comportamenti che favoriscono il gruppo a scapito del singolo?
Questi comportamenti sono esempi di altruismo. Non
tutti i comportamenti sociali sono di tipo altruistico, come mostra la tabella a
fondo pagina: l'effetto di questi quattro comportamenti modifica la fitness[1] dell'individuo. Si noti che il comportamento di tipo vendicativo è stato
osservato, ad oggi, soltanto in Homo sapiens.
L'evoluzione dell'egoismo attraverso la selezione
naturale non pone problemi alla teoria evoluzionistica e, anzi, è da essa
pienamente giustificabile, così come è ovvio il motivo per cui la selezione
naturale preservi il comportamento cooperativo; decisamente più ardua risulta
invece la comprensione del meccanismo grazie al quale cooperazione e altruismo
si siano potuti evolvere inizialmente.
Classificazione dei comportamenti sociali |
Tipo di comportamento |
Effetto sul donatore |
Effetto sul ricevente |
Egoistico |
Migliora la fitness |
Peggiora la fitness |
Cooperativo |
Migliora la fitness |
Migliora la fitness |
Altruistico |
Peggiora la fitness |
Migliora la fitness |
Vendicativo |
Peggiora la fitness |
Peggiora la fitness |
Agli inizi degli Anni '60, si ipotizzò che gli individui che non riescono a riprodursi lo
facciano a beneficio della società cui appartengono, ai fini cioè di mantenere
la popolazione a un livello leggermente inferiore alle risorse disponibili: tale
comportamento si perpetuerebbe mediante la sopravvivenza di gruppi i cui membri
manifestino un'indole altruistica. Sebbene questa ipotesi, denominata selezione
di gruppo, sia stata ormai rifiutata da quasi tutti i biologi, essa aprì la
strada verso quella che è, ad oggi, la teoria più accreditata, denominata kin
selection.
Le basi di
questa teoria vanno cercate ancora nell'opera di Darwin: egli comprese che
l'evoluzione di caste sterili (che in alcuni casi rappresentavano la gran
maggioranza della popolazione) appariva in aperto contrasto con la teoria
evoluzionistica, e concluse che, in alcuni casi, la selezione naturale può agire
non solo sui singoli ma sulle famiglie. I membri delle famiglie, infatti, si
spartiscono le caratteristiche ereditarie, per cui sussistono differenze tra le
famiglie così come tra gli individui, e le famiglie portatrici di differenze
favorevoli avranno presumibilmente più discendenti di altre famiglie.
Da questa
ipotesi venne sviluppata quella che è conosciuta oggi come kin selection
(selezione famigliare). Secondo questo principio, all'interno di una specie,
gruppi differenti di individui imparentati si riproducono con tassi differenti.
Il fattore cruciale della kin selection è l'effetto esercitato dall'individuo
sul successo riproduttivo dei suoi famigliari.
Strettamente
correlato alla selezione famigliare vi è poi il concetto di inclusive fitness o
fitness globale: se per Darwin la fitness è il numero relativo di discendenti di
un certo individuo che sopravvivono e si riproducono, la inclusive fitness
rappresenta invece il numero relativo di alleli di un individuo che sono
trasmessi alla generazione successiva, come risultato del successo riproduttivo
sia proprio che dei propri parenti.
Tale ipotesi
risulta facilmente verificabile. Studi in questo senso sono stati intrapresi da
Patricia Moehlman, che studiò diverse famiglie di sciacalli dal dorso argentato
in Tanzania.
L'unità famigliare in questi animali è una coppia monogama, dei figli, e
uno-tre fratelli. I fratelli maggiori proteggono i cuccioli in assenza dei
genitori, collaborano alla distribuzione del cibo e provvedono alla loro
toeletta. Nei casi in cui mancavano gli aiutanti, gli sciacalli allevavano in
media un solo figlio; con un aiutante sopravvivevano in media tre cuccioli, e
con tre aiutanti ne sopravvivevano in media sei. Agendo in questo modo, gli
aiutanti aumentano la inclusive fitness e contribuiscono alla diffusione degli
alleli portati dal loro nucleo famigliare