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Agenzia regionale parchi (Arp) del Lazio


Il primo giugno 1999, a distanza di quasi sedici anni dalla data della presentazione, nel Lazio, della prima proposta di legge regionale per la creazione di una Agenzia per i Parchi, veniva insediato il Consiglio di Amministrazione dell'ARP, e l'Agenzia iniziava ufficialmente "a funzionare" come Ente strumentale della Regione Lazio, alle dipendenze dell'Assessorato all'Ambiente ed inserita, come altre Agenzie di settore, nel Dipartimento Ambiente e Protezione Civile.

Il 31 maggio 2004, in ottemperanza allo Statuto, il Consiglio di Amministrazione della prima (ed ancora unica in Italia) Agenzia per i Parchi, ha terminato il suo mandato quinquennale. Abbiamo quindi considerato nostro dovere redigere e divulgare un rapporto sull'attività dei primi 5 anni dell'ARP, affinché la conoscenza del lavoro svolto, quello nostro, di tutto il personale e dei collaboratori, con i progetti impostati, i risultati conseguiti e quelli che pensiamo debbano ancora essere raggiunti, non fosse patrimonio soltanto degli "addetti ai lavori", ma fosse disponibile per tutti i cittadini: soprattutto per quelli che a qualunque titolo intrecciano la loro vita con quella delle oltre 50 Aree Protette della nostra Regione.

Nel rapporto troverete scritte molte cose, che descriveranno le co­se fatte, la parte "materiale" del nostro lavoro, e quindi non stare­mo qui a dilungarci con ulteriori descrizioni o spiegazioni. Ma nel rapporto non troverete però la parte "immateriale" del nostro im­pegno: perché non è possibile attribuire un parametro, un numero e tantomeno un grafico alla tensione morale, alle idee, alle aspet­tative, alle speranze e, perché no, anche alle disillusioni. E allora abbiamo pensato di prenderei un po' di spazio per tentare di de­scrivere proprio questa parte "immateriale" del nostro lavoro, ini­ziando dalla "visione" che l'Agenzia ha avuto nei suoi primi cinque anni di vita e dalla "missione" che si è data.

Per quanto riguarda la prima, abbiamo interpretato le Aree Protette della nostra Regione come il patrimonio e come la riserva di futuro della collettività.

L'incredibile intreccio di natura, biodiversità, cultura, storia, tradizioni dei Parchi del Lazio costituisce, a nostro avviso, un insieme

di risorse tanto straordinario quanto fragile. Molti pensano che i Parchi siano "soltanto" piante, animali, paesaggi. Non è così. Sull'uso razionale delle risorse che i Parchi conservano, quali aria, suolo, acqua, specie animali e vegetali si basa non solo la "vita" stessa dei cittadini, ma ogni ragionevole prospettiva di sviluppo sociale ed economico sostenibile e duraturo. Per dare concretezza a questa "visione" abbiamo cercato di contribuire a rendere la loro gestione sempre più efficace ed efficiente, proponendo metodi, percorsi, modelli e criteri di valutazione dei risultati. E a proposito di valutazione, possiamo dire che oggi qualcosa è cambiato nel modo di gestire. C'è un senso di responsabilità più intenso, il valo­re dei parchi, e quello del lavoro di chi per i parchi si impegna, è maggiormente riconosciuto, si comincia a vedere una "squadra", la parola "Sistema" non è più soltanto un termine astratto.

E, soprattutto, i Parchi e la Gente hanno imparato a fare amicizia: ormai è chiaro che i Parchi sono "per", e non "contro ", i cittadini. Per quanto riguarda poi la "missione", abbiano interpretato lo Sta­tuto dell'ARP come uno strumento di servizio, per "costruire insie­me futuro dei Parchi".

Nel rispetto dei ruoli di ciascuno, Regione o Enti che fossero, ma sempre "insieme". E per fare questo, abbiamo cercato di esercita­re il nostro ruolo come soggetto capace di promuovere idee e pro­getti, da proporre e da sviluppare con i veri responsabili della par­te migliore del nostro futuro: ovvero coloro i quali hanno il compito di governare la natura del Lazio ed agli Enti gestori delle Aree Pro­tette. Abbiamo partecipato, in nome e per conto dei Parchi del Lazio, al lavoro di elaborazione di strategie e programmi a livello in­ternazionale e nazionale e ne abbiamo riportato i risultati al nostro "Sistema", declinandoli in oltre 30 Programmi e quasi 45 Progetti. Da perfezionare e sviluppare, "insieme".

Ma c'è dell'altro. Accanto alla "visione" ed alla "missione" messe in pratica in cinque anni ci sono anche alcune cose che noi ritenia­mo speciali. Ad esempio, l'aver ideato, proposto e realizzato inizia­tive in qualche misura uniche nel variegato e ricco universo italiano delle Aree Protette, nazionali o regionali che siano.

I Programmi "GENS, GiorniVerdi, FOREST.A, Natura in Campo, Rete Natura, Biodiversità, Standard, ALI., Parcocittà, AM.I.CO. ", tanto per citare alcuni di quelli che è possibile trovare nel Rapporto, sono il risultato di un lavoro impostato con il metodo della pianificazione strategica, moderna e di ampio respiro, che non sempre troviamo applicato in altre realtà.

E ancora, riteniamo di aver avuto la lungimiranza di aver considera­to le Risorse Umane la nostra prima risorsa naturale. Senza risor­se umane motivate, qualificate e preparate nessun progetto, nean­che il più bello e promettente, può superare lo stadio dell'idea. Nei Parchi del Lazio le idee si sono concretizzate anche grazie ad azio­ni di qualificazione e formazione permanente delle Risorse Uma­ne, che non è esagerato considerare uniche nel loro genere.

Ed infine, ci sembra particolarmente significativo l'aver creato una rete di relazioni a livello nazionale e internazionale, che saranno sempre più importanti nell'Europa di domani, relazioni i cui frutti non tarderanno a venire, se si sarà ancora capaci di coltivarle. Come valutare, dunque questa esperienza? È possibile trarre delle indicazioni per un nuovo percorso dell'Agenzia dopo i primi cinque anni di "rodaggio"? Certamente non è questo il mezzo per aprire una riflessione approfondita, per analizzare le luci e le ombre di questo periodo: anche perché per discutere di quegli aspetti che noi abbiano ritenuto essere i più problematici nello svolgimento del lavoro (e che pure abbiamo incontrato) occorre considerare che si è trattato di un 'anteprima assoluta nel panorama istituzio­nale italiano, che non esistevano "modelli" o esperienze simili con cui confrontarsi. È necessario ricordare, però, che questa rifles­sione andrebbe fatta, sia in chiave tecnica, sia in chiave istituzio­nale e politica, al fine di evitare che uno strumento, creato per agevolare, promuovere e sviluppare il miglior funzionamento del­le Aree Protette regionali, possa essere invece limitato in qual­che modo nella sua efficacia. Per questo motivo, dopo cinque anni di sperimentazione, pensiamo che le funzioni dell'Agenzia debbano essere ulteriormente perfezionate e, una volta messe a punto -interpretandole come strumento agile e dinamico per dare "una marcia in più" alle Aree Protette- debbano essere so­stenute con coerenza dall'Amministrazione regionale, in tutte le occasioni ed in tutti i passaggi della vita tecnica ed amministrati va del proprio Sistema di Aree Protette.

Ci sarebbero altre cose da dire, sempre per rimanere nel campo "immateriale" degli entusia­smi e delle speranze che hanno caratterizzato questi primi cinque anni dell'Agenzia Regionale per i Parchi del Lazio, ma fermiamoci qui. Non prima, però, di aver detto un grande e sincero "GRAZIE" a quanti hanno accompagnato questa prima esperienza.

Alla Regione Lazio che ci ha concesso fiducia. Ai nostri Direttori, che hanno tracciato con noi un solco in un campo del tutto ine­splorato, assumendo responsabilità, spendendo enormi energie, spesso facendo dell'ufficio la loro casa.

A quei funzionari che per primi, come pionieri, hanno scelto di veni­re a lavorare con noi, ed a quelli che nel tempo, gradualmente si sono aggiunti, riponendo nell'Agenzia le loro aspettative di lavoro e di vita e gratificandoci del loro generoso impegno. AI "popolo" dei Parchi del Lazio: Amministratori, Dirigenti, personale tutto, che ci hanno dato stima, amicizia, ispirazione, impulso e stimolo a lavo­rare meglio.

Ai tanti collaboratori, "esterni" nella forma, ma più che "interni" nel modo di lavorare e di condividere motivazione per tutti quei progetti che, senza il loro prezioso apporto, non avrebbero potuto svilupparsi.

 Grazie, a tutti quanti, e auguri per i prossimi cinque anni.

Che siano anni utili per mettere a frutto le esperienze, per miglio­rare i progetti in corso e per inventarne di nuovi, affinché i "nostri" parchi continuino ad essere il nostro patrimonio, la nostra riserva di futuro.



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